La critica
Giuseppe Banda opera nel difficile contesto socio-temporale del dopoguerra. Le sue opere sono quindi condizionate dalle circostanze storiche e sociali del periodo della ricostruzione, un momento in cui in Italia l’attività artistica é prevalentemente di carattere monumentale, funerario e celebrativo.
Così ha inizio un percorso artistico che, senza mai rinnegare il carattere figurativo dell’opera, parte dal realismo per approdare ad un’astrazione armonica e lirica delle forme che obbediscono a canoni e proporzioni del tutto personali.
Analizzando le opere di Giuseppe Banda si possono riconoscere due grandi periodi nel suo sviluppo artistico: il primo, dal 1948 ai primi anni ’70, dedicato alle grandi opere monumentali, il periodo delle “commissioni”; il secondo, dalla seconda metà degli anni ‘70 fino alla sua morte nel 1994, dedicato a piccole e medie sculture, il periodo della maturità artistica e della libertà di espressione.
Nel periodo monumentale sono riconoscibili quattro fasi,tuttecaratterizzate da grazia e forza compositiva.
In un primo momento, alla fine degli anni ’40 e primi anni ‘50, Giuseppe Banda risente della formazione accademica, modella opere dalle forme statiche, figure allineate secondo un ordine compositivo che si addice ai canoni della bellezza classica.
Nella seconda metà degli anni ‘50 qualcosa inizia a cambiare nelle sue sculture. Le opere mantengono la composizione classica, ma appaiono particolari realistici, inizia il lento e progressivo distacco dalla formazione accademica.
Negli anni ‘60 le opere non hanno una continuità stilistica: le forme variano a seconda della tipologia di opera e soggetto. Si possono ritrovare riferimenti a correnti d’avanguardia del ‘900, caratteri del passato o interpretazioni puramente personalicome la “Madonna delle Nevi“ al passo del Monte Moro – Macugnaga.
Negli anni ‘70 i personaggi conservano i rapporti armoniosi delle proporzioni del corpo e risultano iperrealistici. I soggetti sono persone comuni, i volti sono ritratti, le figure sono dinamiche, caratterizzate da una precisa ricerca anatomica del viso e della muscolatura per dar vita a espressioni, sentimenti e sensazioni.
Alla fine degli anni ‘70 lo svincolarsi dalle pressioni della committenza gli permette il passaggio dall’interpretazione dei canoni classici alla libertà formale. La sua produzione è prettamente concentrata su temi di “racconti e vite popolari” o in opere in cui le proporzioni della figura vengono forzatamente abbandonate a favore di una maggiore “eleganza stilistica”.
Nelle opere di “racconti e vite popolari” sono sempre presenti e molto curati i dettagli dei protagonisti che permettono di identificare il momento di vita reale.
Nelle opere di “eleganza stilistica”, le figure sono innaturalmente allungate, talvolta filiformi. La figura umana aderisce a uno schema lineare e geometrico così controllato da farle assumere valore di poesia. Le opere sono pervase da equilibrio, calma, dolcezza, serenità e freschezza espressiva, sono sculture gioiose, dinamiche, piene di vitalità che manifestano la gioia di vivere e la purezza del sentimento.